La Sick Building Syndrome (S.B.S.) –
Sindrome dell’edificio malato – denota il manifestarsi di un insieme di sintomi
generali che colpiscono la maggior parte delle persone che trascorrono diverso
tempo negli spazi confinati, di tipo residenziale e/o lavorativo. Generalmente
si può assistere alla scomparsa di tali sintomi nel momento in cui si abbandona
l’edificio “incriminato”.
Questa
sindrome può essere ricondotta a quegli edifici che presentano un elevato grado
di “ermeticità” ovvero risultano sigillati per vari motivi (ad esempio per contenere
le dispersioni di calore per ventilazione e garantire una migliore efficienza
energetica) e magari sono dotati di un impianto di ventilazione che non
funziona in modo adeguato.
I
sintomi più diffusi possono essere mal di testa, affaticamento, difficoltà di
concentrazione, irritazioni alle mucose, ecc. mentre le cause possono essere
diverse a partire dall’inquinamento
indoor in correlazione con condizione microclimatiche interne,
illuminazione e rumore. Numerosi studi, inoltre, correlano la patologia con le
personali situazioni psicologiche, come stress, scarsa soddisfazione personale
nel proprio lavoro.
La
sindrome dell’edificio malato è stata riconosciuta dall’OMS e può colpire
individui che utilizzano/vivono edifici di nuova costruzione o di recente
ristrutturazione dove possono essere state utilizzate diverse sostanze di
sintesi come vernici, lacche, truciolari, alcuni tipi di intonaci, ecc..
I
dati ufficiali dell’OMS indicano che circa il 20% della popolazione occidentale
è colpita dalla tale sindrome e le conferme giungono anche da studi compiuti
negli Stati Uniti. Il National Insitute of Occupational Safety and Health
(NIOSH) tra gli anni ’80 e ’90 ha rilevato come il 50% di problemi di salute e
di assenze per malattia degli impiegati americani fosse dovuto proprio
all’indoor air quality (IAQ) con ovvie e significative ripercussioni sul piano
dei costi sociali (Benedetti, 2010).
La Sick Building Syndrome non deve essere
confusa con la Building Related Illness –
Malattia correlata all’edificio – ovvero una reale malattia con un ben
definito quadro clinico. In questo caso le cause sono riferibili certamente
all’edificio, basti pensare alla “legionellosi” o a tumori causati
dall’esposizione al radon di un edificio.
1.1. Fonti e sostanze
Studi
scientifici dell’ultimo decennio, condotti da Centri di Ricerca europei, dimostrano
che nell’ambiente costruito sono presenti diverse sostanze che possono
presentare concentrazioni 10 o 100 volte superiori rispetto a quelle riscontrabili
nell’aria esterna. Negli spazi confinati gli inquinanti prodotti all’interno
degli edifici si aggiungono a tutte le sostanze che si possono rilevare
all’esterno.
L’aria esterna nelle immediate
vicinanze dell’edificio, apporta nell’ambiente, il cosiddetto “inquinamento di
fondo” generato da traffico, impianti di riscaldamento, industrie e attività
artigianali della zona. Ad esso si aggiungono le emissioni prodotte all’interno
degli edifici dalle diverse fonti già analizzate. Quindi il fattore umano diviene
fondamentale in questo contesto.
Le sostanze inquinanti vengono
di solito classificate in tre principali gruppi:
·
inquinanti di natura fisica: radon, fibre
naturali/artificiali, polveri, campi elettromagnetici, ecc.:
·
inquinanti di natura chimica: composti organici
volatili (VOC), monossido e biossido di carbonio, ossidi di azoto e zolfo,
ecc.;
·
inquinanti di natura microbiologica: funghi,
muffe, pollini, acari, bacilli,ecc.
Concentrandosi sui materiali da
costruzione e di arredo si nota come questi influiscono pesantemente sull’inquinamento
dell’aria interna. Studi condotti dalla stessa OMS accertano che il 40% del
materiale usato nella globalità del settore edilizio può nuocere alla salute.
La direttiva CEE89/106 ha
definito i requisiti per i prodotti da costruzione stabilendo che vi debba
essere il controllo delle fonti di inquinamento, per eliminare o limitare il
rilascio degli inquinanti nell’aria. Nel 1996 il Comité Européen de
Normalisation (CEN) ha individuato dei “valori soglia per ambienti” in cui le
persone permangono a lungo: essi vengono individuati in funzione della
“concentrazione interna accettabile”, ovvero quella concentrazione per cui non
si riscontrano effetti negativi sull’uomo.
Tuttavia non è facile individuare
questi valori soglia di controllo. Se si considera il controllo e la gestione
delle concentrazioni di monossido di carbonio, l’Agenzia Americana per
l’Ambiente stabilisce, per tale inquinante, un valore limite pari a 40 mg/m3
per un’ora di esposizione e, per esposizione più prolungate viene portato a 10
mg/m3. Se si pensa che la produzione di monossido di carbonio dovuta
al fumo di una sola sigaretta è pari a 50 mg, risulta evidente la difficoltà della
gestione delle concentrazioni degli inquinanti.
Inoltre per valutare
l’interazione che i materiali da costruzione hanno con la qualità dell’aria
interna è necessario considerare tutte le possibili cause ed eventuali
interazioni, quali: la messa in opera del materiale, le sue caratteristiche
chimico-fisiche, l’influenza dovuta ad altri materiali/sostanze, le condizioni
d’uso, il comportamento degli abitanti e il funzionamento degli impianti
(Benedetti, 2010).
Nel presente studio ci
focalizzeremo sugli inquinanti di natura chimica, ovvero i VOC, ed in
particolare sulla formaldeide.
1.1.1.
VOC
Uno
dei più nutriti gruppi di inquinanti è quello dei composti organici volatili
(VOC) una serie di sostanze, naturali o sintetiche, nella cui composizione
chimica di natura “organica” si rilevi la presenza di atomi di carbonio. Oltre
al carbonio, le molecole di tali sostanze contengono pochi altri elementi quali
idrogeno, ossigeno, azoto, fosforo, alogeni e metalli.
Numerosi
composti organici si presentano instabili e reattivi a temperatura ambiente,
perché già in forma di gas, perché possiedono tempi di decomposizione veloci e
possono scindersi in sostanze più o meno nocive, perché possiedono un’alta
tensione di vapore in relazione alla temperatura ambiente, oppure perché in
grado di provocare, attraverso reazioni chimiche auto-innescanti o in presenza di
catalizzatori, rilascio di gas o vapori dai prodotti che ne fanno uso.
Si
sottolinea come, tra tutte le sostanze, sia più difficile valutare gli effetti
dovuti alle diverse emissioni di Composti Organici Volatili (VOC) ed altre
sostanze chimiche. Numerose sono le documentazioni che associano il rischio
della salute con le miscele di VOC. Anche dosi minime di questi composti
possono provocare disturbi aspecifici quali: infiammazioni delle mucose,
emicrania, spossatezza e malessere. Per questo è essenziale contenere al massimo l’uso e la
produzione di sostanze nocive nelle abitazioni riducendo ,così, il manifestarsi
di eventuali rischi.
1.1.1.1.Benzene e derivati
Nonostante
l’uso di questa sostanza sia vietato in quasi tutti i Paesi a causa delle gravi
conseguenze che provoca per la salute, essa viene regolarmente rinvenuta in
quantità preoccupanti da tutte le sperimentazioni finalizzate
all’individuazione di sostanze emesse negli ambienti confinati da arredi o
materiale da costruzione. La ragione di questa consistente presenza è da
ascriversi al fatto che le legislazioni proibiscono la sostanza ma non i suoi
composti, che anzi vengono utilizzati in maggiore quantità come sostituti del
benzene stesso. Inoltre i provvedimenti di proibizione di questa sostanza sono
relativamente recenti, e il largo impiego che ne è stato fatto (in collanti,
vernici, prodotti per la pulizia della casa, ecc.), fa sì che esistano ancora
tracce di benzene in molti elementi di arredo e di finitura interna di fattura
non recente.
Le
cause principali della presenza di benzene negli ambienti confinati sono il
fumo di sigaretta, le colle, le vernici, i prodotti di manutenzione e di
pulizia del legno e della casa in generale, ma anche l’acqua e i cibi. Molti
composti sono anche cancerogeni per l’uomo e comportano, oltre a manifestazioni
acute, conseguenze croniche all’esposizione prolungata a bassi dosaggi.
1.1.1.2.Pentaclorofenolo (PCP)
Questa
sostanza, e le sostanze da essa derivate, utilizzata negli insetticidi ha una
larghissimo utilizzo, per le sue caratteristiche di “biocida universale”,
principalmente come conservante del legno e come antimuffa per le vernici, ma
anche per la concia delle pelli e la produzione di tessuti e prodotti per il
bricolage.
La
pericolosità di questa sostanza è anche legata al fatto che la sua diffusione
all’interno del corpo umano avviene in tempi molto rapidi con una
concentrazione massima nel sangue, nel fegato e nei reni. A ciò si aggiunge il
fatto che l’esposizione cronica al PCP sembra inibire i meccanismi di smaltimento,
e quindi diminuire la velocità di eliminazione della sostanza dal nostro
organismo. La continua esposizione può quindi innescare un processo di accumulo
nell’organismo, aumentando il grado di intossicazione.
1.1.1.3.Terpeni
Questa
famiglia di composti è presente in grosse quantità nel legno e nei prodotti
vernicianti, e raggruppa numerose sostanze meglio note come olii essenziali in
quanto esistono in natura come sostanze prodotte dalle piante, alle quali
conferiscono un particolare profumo per ogni specie legnosa. La loro presenza
nelle emissioni in ambienti confinati non è quindi dovuta solo al loro utilizzo
per profumare le cere e i prodotti per la manutenzione del legno e per la
pulizia della casa in genere, ma anche al fatto che sono sostanze di cui normalmente
il legno è intriso, che non sono eliminate completamente da trattamenti che ne
precedono la posa in opera. Le maggiori fonti di emissione di questi VOC sono i
serramenti, i pannelli e i mobili in essenza di pino, il legno che più di ogni
altro contiene terpeni.
Potrebbe
sembrare paradossale paragonare i terpeni agli altri VOC citati in precedenza
poiché essi sono noti per le loro proprietà antisettiche e benefiche per la
salute. Infatti molti di essi vengono impiegati in profumeria e in farmacia per
la preparazione di espettoranti, disinfettanti del cavo orale, farmaci
diuretici, spasmolitici e sedativi. Tuttavia, la presenza di queste sostanze in
forti concentrazioni
conferisce loro un’azione tossica provocando ipersensibilità e allergie (sono
note le concentrazioni nocive dell’eucaliptolo e del mentolo). La presenza
contemporanea di terpeni assieme ad altri VOC può ingenerare fenomeni di azione
nociva sinergica.
1.1.1.4.Altri composti organici volatili
Tra
le sostanze rinvenute nelle emissioni in ambienti confinati vi sono gli
idrocarburi clorurati quali il tricloroetilene e la trielina, che hanno effetti
sul sistema nervoso centrale e sul fegato. La gamma dei sintomi varia dalla
cefalea, sonnolenza, vertigini alle lesioni epatiche. I clorobenzeni associano a
questi effetti anche irritazioni cutanee e cloracne. Un altro composto molto
pericoloso è il tetracloruro di carbonio che intacca gravemente il fegato e i
reni ed è stato dichiarato cancerogeno. A ciò si aggiunge la famiglia dello
stirene e dei suoi derivati che colpisce il fegato producendo alterazioni nella
composizione del sangue , oltre a mal di testa, astenia e nausea. Lo stirene è
anche mutageno, cioè può provocare mutazioni e alterazioni genetiche. Molti dei
possibili effetti di queste sostanze sono ancora sconosciuti; per molte di esse
non sono stati ancora condotti studi sugli effetti sull’uomo e nemmeno sono
stati previsti valori massimi di utilizzo o di presenza negli spazi confinati.
Sostanza
tossica
|
Impiego
|
Effetti
sull’uomo in caso di intossicazione
|
Benzolo
|
Colori,
vernici, materie plastiche
|
Malattie
dell’apparato respiratorio; cancro
|
Clorobenzolo
|
Solventi,
pesticidi
|
Effetti
narcotici, intossicazioni a fegato, reni e polmoni
|
Dicloroetano
|
PVC,
smacchiatori, idraulico chimico, solventi, resine, asfalto, gomma
|
Emicranie,
svenimenti, danni a fegato, reni, intestino e stomaco; sospetto cancerogeno
|
Resine epossidiche
|
Colle
liquide, collanti per legno e metalli; leganti dei cementi, sostanze
concianti
|
Allergie
da contatto, asma
|
Etil-benzolo
|
Solventi
in prodotti con stirolo
|
Fortemente
aggressivo per gli occhi
|
Formaldeide
|
Colle,
vernici, truciolati, schiume UF, conservanti e disinfettanti, concianti,
costituenti materie plastiche
|
Irritazione
delle mucose, asma, emicranie, stanchezza, danni ai polmoni, eczemi,
mutageno, cancerogeno
|
Lindano
|
Insetticidi,
impregnanti
|
Emicranie,
paralisi respiratoria, nausea, convulsioni
|
Cloruro di metilene
|
Idraulico
chimico
|
Corrosioni
alla pelle
|
Paradiclorobenzolo
|
Antitarme,
impregnanti, deodoranti, cuoio
|
Emicranie,
irritazioni delle mucose, vertigini, narcotico, danni a fegato, polmoni e
reni, depressione
|
Pentaclorofenolo (PCP)
|
Fungicidi,
impregnanti, gomma
|
V.
Lindano
|
Fenolo
|
Resine
sintetiche, colle, coloranti, disinfettanti, impregnanti, catrame, pece
|
Emicranie,
vertigini, disturbi visivi, corrosioni della pelle, difficoltà epatiche e
circolatorie, disturbi digestivi, danneggiamento del sistema nervoso centrale
e immunitario, del pancreas, della milza e dei polmoni; mutageno, sospetto
cancerogeno
|
Estere acido fosforico
|
Ammorbidenti,
trattamenti antincendio, fungicidi, insetticidi, erbicidi
|
Tossico
per i nervi, disturbi visivi, epatici, leucositosi
|
Stirolo
|
Materie
plastiche, polistirolo, adesivi, gomma sintetica, isolanti, confezioni per
alimenti
|
Narcotico,
emicranie, depressione, disturbi alla vista, stanchezza, irritazione delle
vie respiratorie, malattie mentali, mutageno, cancerogeno
|
Tetra e tricloroetilene
|
Smacchiatori,
impregnanti per tessuti, prodotti per la pulizia dei pavimenti
|
Danni ai
nervi e alle cellule; sospetto cancerogeno
|
Tetrametiltiuramidisolfito
|
Gomma,
fungicidi, insetticidi, conservanti
|
Allergia
da gomma, irritazione della pelle e delle mucose
|
Vinilcloruro
|
Tessuti,
giocattoli
|
Cancerogeno,
mutageno
|
Xilolo/toluolo
|
Solventi
per collanti, vernici, sbiancanti
|
Irritazione
della pelle, narcotico, danni al sistema nervoso, fegsto, reni, cuore
|
Tabella 5 Sostanze tossiche
rilevate negli ambienti confinati e loro effetti sull’uomo (Hoepli, 2010)
Categorie
|
Prodotti
|
Emissioni medie di
VOC (µg/m2× h)
|
Materiali
da costruzione primari
|
Blocchi di cemento
Barriera vapore
Sottofondo cementizio
Strato impermeabilizzante di gomma
Lastra silicalcite
Lastra in cartongesso
Polistirene espanso isolante (nuovo)
Polistirene espanso isolante (70gg.)
Polistirene espanso isolante
|
0,54
6,30
<5
46,00
64,00
26,00
200,00
22,00
120,00
|
Prodotti
per la posa
|
Colla per tappezzerie (24h)
Adesivo per pavimentazioni (24h)
Adesivo per moquette (24h)
Adesivo basso-emissivo per moquette
(24h)
Adesivo per moquette (144h)
Adesivo basso-emissivo per moquette
(144h)
Sigillante siliconico (10h)
Sigillante siliconico (100h)
Sigillante cementizio (24h)
Sigillante di neoprene a caldo (24h)
Sigillante in PVC/Polietilene (24h)
|
270.000
220.000
100.000
698
17.200
76
13.000
<2.000
730
17
56
|
Prodotti
per le finiture
|
Pittura acrilica
Pittura vinilica(7 gg.)
Vernice poliuretanica per legno
(<10h)
Vernice per pavimento 2-parti
isocianato (24h)
Vernice epossidica (24h)
Legno truciolare ad alto indice HCHO
Legno truciolare a basso indice HCHO
Legno compensato
Tappezzeria con rivestimento vinilico
Tappezzeria con strato isolante di PVC
Tappezzeria di tessuto
Tappezzeria di carta stampata
|
430
3,2
9.000
4.700
1.300
2.000
130
900
100
230
85
31
|
Prodotti
per le pavimentazioni
|
Moquette posata (1h)
Moquette posata (24h)
Moquette in pezza (24h)
Moquette in pezza (140h)
Pavimento vinilico posato
Pavimento vinilico in rotolo (1/2 anno)
Pavimento vinilico in rotolo (1 anno)
Rivestimento plastico
Linoleum in opera
Linoleum (dopo 30 anni)
Pavimento di pino industriale (1 mese)
Pavimento di pino non trattato (nuovo)
Pavimento di betulla industriale (1
mese)
Pavimento di sughero trattato (3 mesi)
|
400
200
26
10
22.000
2.200
1.600
600
600
65
680
215
250
800
|
Arredamento
|
Partizioni fonoisolanti (HCHO) (1h)
Partizioni fonoisolanti (HCHO) (48h)
Poltrona da ufficio con braccioli (1h)
Legno truciolare ad alto indice HCHO
Legno truciolare a basso indice HCHO
Legno compensato
Imbottito (24h)
|
158
37
1.060
2.000
130
900
240
|
Tabella 6 Emissioni medie di VOC nei prodotti per edilizia, per
l’arredamento e la pulizia: dati indicativi provenienti da letteratura
specifica. Tra parentesi l’intervallo di tempo tra la posa in opera del
materiale/prodotto e la misurazione (Hoepli, 2010)
Dalla
tabella si evince che i materiali da costruzione primari hanno un basso livello
di emissione di VOC, mentre colle e adesivi presentano valori elevati che
decrescono velocemente col passare del tempo.
1.1.2.
FORMALDEIDE
La formaldeide, nota anche come metanale, è
stata scoperta da Wilhelm von Hofmann con Alexander Butlerov nel
1867. Essa ha un breve ciclo di vita in aria a causa della sua decomposizione
in aria per poi formare una sostanza tossica. In commercio è trasportata nel
mezzo acquoso poiché si scioglie facilmente. Il suo punto di fusione è -92 ° C
e il suo punto di ebollizione è di circa 20 ° C. La sua formula chimica è HCHO.
Figura 7 Molecola formaldeide:
HCHO
A
temperatura ambiente è possibile trovarla in due forme: come soluzione acquosa
al 37% o come paraformaldeide. La paraformaldeide può anche essere riconvertita
in formaldeide.
La
presenza di questa sostanza nel legno è nota da molto tempo, come sono note le
sue proprietà intossicanti, oltre a quelle antisettiche e conservanti, per cui
viene impiegata. Nel legno essa si presenta sotto forma di resina collante
unita all’urea (UFFI: Urea Formaldeide Foam Insulation), a fenoli o alla
melammina.
Il
suo rilascio negli ambienti confinati è dovuto al fatto che essa è solubile in
acqua e che normalmente una parte delle quantità di formaldeide impiegata per a
costituzione della resina non si lega stabilmente nella polimerizzazione, ma
viene emessa costantemente dal collante. Perciò l’umidità relativa
dell’ambiente risulta essere uno dei fattori principali di rilascio,
caratterizzante anche i tipi di composti emessi (aldeidi alifatiche o
aromatiche e chetoni).
L’emissione
di formaldeide è poi determinata dalla temperatura: è dimostrato, infatti, che
l’aumento della temperatura ne incrementa in modo quasi iperbolico l’emissione.
Poiché la presenza umana negli ambienti confinati provoca un inevitabile
incremento di temperatura e dell’umidità relativa per effetto del metabolismo,
soprattutto in ambienti affollati, si comprende l’effetto della presenza umana
sull’emissione di formaldeide. Infine, l’emissione di questa sostanza
diminuisce col tempo, probabilmente perché il legno (o il suo composto)
rilascia gran parte dell’umidità assorbita durante le fasi di lavorazione e per
un periodo successivo limitato.
È
stato calcolato che il periodo di rilascio in seguito all’espulsione
dell’umidità residua è in media di due anni e mezzo, dopo di che subentra una
fase di rilascio dovuta alla disgregazione del materiale collante instabile,
favorita e accelerata dalle impurità presenti nella resina. Questa seconda fase
è caratterizzata da una minore intensità di emissione e da tempi di rilascio
molto più lunghi.
Questo
composto è stato classificato dall’IARC (International Agency for Research on
Cancer), sottogruppo dell’OMS per la ricerca sui tumori, come sostanza
cancerogena per l’uomo ed è stata inserita tra le sostanze di “categoria 1”
ovvero tra gli elementi di cui oggi è nota la cancerogenicità. Purtroppo, ad
oggi, in Italia non esistono, a riferimento, dei valori limite di
concentrazione di formaldeide per gli ambienti residenziali o comunque non
lavorativi, ed è possibile rintracciare solo valori indicativi, che per la
specifica sostanza in esame, nella Circolare n. 57/83 del Ministero della
Salute, risulta essere di 123 µg/m3, corrispondente a 0,1 ppm.
Questa indicazione rappresenta un limite di accettabilità: la fonte, che ne ha
permesso la quantificazione, è costituita da studi epidemiologici, ovvero
analisi condotte su gruppi di popolazioni esposte rispetto a campioni di
persone non esposte. Tali studi non sono, dunque, rappresentativi di un dato
assoluto. Questa carenza è dovuta a “target” di riferimento diversi per ogni
Paese in conseguenza dei dati epidemiologici derivanti da studi condotti dalle
singole nazioni sull’argomento.
Per
un approccio più generale è utile la pubblicazione ”Air Quality Guidelines for
Europe” del 2000 in cui l’OMS stabilisce come valore di riferimento 0,1 mg/m3
= 0,083 ppm quale valore medio per esposizione di 30 minuti (Benedetti, 2010).
1.1.2.1.Il legno
Il
legno è un materiale che contiene diverse sostanze organiche volatili tra cui
alfa-pirene, beta-pirene, limonene, ed elementi che fanno parte della categoria
degli aldeidi semplici. Queste sostanze possono non risultare pericolose per
una persona in buona salute ma possono avere anche effetti benefici poichè stimolano
la circolazione,. Quando il legno subisce dei trattamenti che comportano il suo
riscaldamento si vengono a generare aldeidi complessi: nonanale, exanale, ecc..
Essi possono risultare tossici tanto per i soggetti allergici quanto per le
persone sane.
Un’attenzione
particolare meritano dunque sostanze quali: benzolo, toluene, etilbenzolo, m/p-xilene,
limonene, carene e formaldeide. Sono tutti elementi rintracciabili nelle colle,
nei solventi e in alcune cere utilizzate per trattare elementi lignei.
Per
tutte le sostanze elencate precedentemente non esistono valori limite ma ogni
nazione ha cercato di individuare e valutare propri valori soglia accettabili.
Per fornire
alcune indicazioni di riferimento, si consigliano le linee guida del Ministero
dell’Ambiente austriaco redatte in collaborazione con l’Accademia delle Scienze
austriaca. Queste sono tra le più accreditate in quanto definiscono un valore
soglia, il WIR (Wirkungsbezogene Innenraumrichtwerte), funzione dell’effetto
prodotto dalla singola sostanza sotto la quale, per le informazioni
scientifiche oggi disponibili, non si hanno rischi per la salute. Per il
toluene, contenuto nelle colle e nelle vernici, le linee guida forniscono un
dato di riferimento di 75 µg/m3 come valore medio orario, mentre per
il benzolo, sostanza considerata cancerogena, contenuto nelle cere per il
legno, non sono dati valori WIR specifici, ma solo un riferimento che serve a
preservare dal rischio cancro con un valore d’azione di 10 µg/m3 e
un indice auspicabile di 2,5 µg/m3 per il valore medio annuale
(Benedetti, 2010).
Per
quelle sostanze non menzionate in tali linee guida devono essere presi in
considerazione dati provenienti da studi specifici. Si sottolinea che il limite
di riferimento non rappresenta un valore d’allerta ma piuttosto un indice
soglia per la sicurezza delle persone.
Per
quanto riguarda la formaldeide, riveste particolare importanza il Decreto 10
ottobre 2008 (G.U. Serie Generale n. 288 del 10 dicembre 2008) contenente “Disposizioni
atte a regolamentare l'emissione di aldeide formica da pannelli a base di legno
e manufatti con essi realizzati in ambienti di vita e soggiorno”.
Tale
decreto (art. 1 comma 1) “stabilisce disposizioni riguardanti la fabbricazione,
l'importazione e l'immissione in commercio di pannelli a base di legno e
manufatti con essi realizzati sia semilavorati che prodotti finiti contenenti
aldeide formica, di seguito indicata come formaldeide, al fine di garantire la
protezione della salute umana nel loro impiego negli ambienti di vita e
soggiorno (ambienti indoor).
Viene
inoltre rimarcato (comma2) il principio per cui “ai fabbricanti e agli
importatori spetta l'obbligo di immettere sul mercato e/o utilizzare sostanze
che non arrechino danno alla salute umana”.
Si
dispone il divieto di commercializzazione (art. 2) per i pannelli a base di
legno e manufatti con essi realizzati, sia semilavorati che prodotti finiti,
con concentrazione di equilibrio di
formaldeide, che gli stessi provocano nell'aria dell'ambiente di prova,
superiore al valore di 0,1 ppm (0,124 mg/m3).
La
concentrazione di equilibrio della formaldeide va misurata con i seguenti
procedimenti di prova:
a)
norma UNI EN 717-1: 2004 recante «Pannelli a base di legno. Determinazione del
rilascio di formaldeide con il metodo di camera»;
b)
norma UNI EN 717-2: 1996 recante «Pannelli a base di legno. Determinazione del
rilascio di formaldeide con il metodo dell'analisi dei gas».
Per i controlli di produzione sono ammessi i metodi di prova UNI EN 717-2: 2004 ed UNI EN 120: 1995 recante «Pannelli a base di legno. Determinazione dei contenuto di formaldeide. Metodo di estrazione detto metodo perforatore», con i limiti stabiliti per la classe EI della norma UNI EN 13986: 2005 recante «Pannelli a base di legno per l'utilizza nelle costruzioni-caratteristiche, valutazione di conformità e marcatura».
Per i controlli di produzione sono ammessi i metodi di prova UNI EN 717-2: 2004 ed UNI EN 120: 1995 recante «Pannelli a base di legno. Determinazione dei contenuto di formaldeide. Metodo di estrazione detto metodo perforatore», con i limiti stabiliti per la classe EI della norma UNI EN 13986: 2005 recante «Pannelli a base di legno per l'utilizza nelle costruzioni-caratteristiche, valutazione di conformità e marcatura».
Modalità produttiva
|
Valore di rischio
(a)
|
Osservazioni
|
Legno massello
|
0
|
Antieconomico
|
Durame/alburno
|
0
|
/
|
Impiallacciatura
|
1
|
Il sottile strato legnoso è permeabile
alla colla
|
Compensati semplici
|
2
|
Contengono resine di urea-formaldeide
|
Compensati marini
|
1
|
Meno pericolosi, contengono resine
fenoliche; l’inquinamento deriva dalla paraformaldeide utilizzata come
induritore
|
Paniforti
|
2
|
V. compensati semplici
|
Tamburati
|
2
|
Utilizzo di colle ureiche o viniliche
|
Truciolati
|
3
|
Grosso impiego di collanti ureici,
melaminici, e fenolici con elevate percentuali di colla secca; estese aree di
contatto collante/aria; porosi e permeabili all’umidità
|
Precomposti
|
3
|
Abbondante utilizzo di colle ureiche e
viniliche presentando un’area di contatto collante/aria molto maggiore degli
altri materiali (a causa della loro costituzione)
|
Pannelli in fibra
|
3
|
Elevate percentuali di sostazne
sintetiche e collanti ureici, fenolici, melaminici; forte igroscopicità che
può causare degrado nei collanti; necessita protezione con vernici UV
|
Legno lamellare
|
3
|
Elementi incollati con colle ureiche
che non vengono protetti per mantenere l’effetto “legno naturale”; estesa
superficie di contatto collante/aria
|
Legenda
|
||
(a) Responsabilità
inquinanti:
|
||
0 trascurabile
|
||
1 minime, sensibili ad azioni sinergiche
|
||
2 medie
|
||
3 elevate
|
Tabella 7 Inquinamento interno
prodotti in legno: tipi di legno e
derivati (Hoepli, 2010)
Modalità di trattamento
|
Valore di rischio
(a)
|
Osservazioni
|
Trattamento del legno con antiparassitari dopo il taglio
|
2
|
Ristagno e successiva emissione di PCP
e altri biocidi
|
Trattamento antiparassitario con getto di aria calda
compressa in autoclave
|
0
|
Nessun assorbimento di biocidi o altre
sostanze
|
Trattamento antiparassitario e colorante con infusi di
estratti di corteccia
|
0
|
Nessun assorbimento di biocidi o altre
sostanze
|
Legenda : V. Legenda Tab. 7
|
Tabella 8 Inquinamento interno
prodotti in legno: trattamenti biocidi dopo il taglio (Hoepli, 2010)
1.2. Sistemi di prevenzione
e mitigazione
1.2.1.
Aspetti da considerare in fase di progettazione
La
prevenzione dell’inquinamento interno può essere effettuata agendo contemporaneamente
su diversi piani: quello dell’informazione al pubblico (al fine di evitare o
limitare comportamenti a rischio), quello del controllo della qualità dei
prodotti, quello normativo o regolamentare. Il progetto, quindi, sia che si
occupi della nuova costruzione, sia che si occupi della bonifica di un edificio
esistente, potrà agire solo su alcuni fattori che determinano la qualità
dell’aria.
L’edificio
è un contenitore di oggetti, attività e comportamenti: si tratta di pensare
all’edificio tenendo presenti alcuni principi in relazione alla qualità
dell’aria. Le condizioni microclimatiche hanno una grande rilevanza nel
migliorare o peggiorare l’aria interna. In particolare la ventilazione può
diminuire la concentrazione degli inquinanti ed espellerli all’esterno. Il
compito del progettista e del costruttore, quindi, è quello di fornire un
edificio sano, in cui siano ridotti il più possibile i rischi di inquinamento
dell’aria.
È
possibile intervenire su:
· controllo dei fattori che favoriscono l’emissione di
sostanze nocive (umidità, temperatura, ecc.);
· riduzione delle fonti inquinanti (scelta dei prodotti);
· confinamento delle fonti inquinanti (progetto della
localizzazione degli impianti);
· diluizione delle concentrazioni (progetto della ventilazione);
· espulsione degli inquinanti (dispositivi per l’evacuazione).
A
livello progettuale, al fine di evitare l’insorgere di fenomeni di inquinamento
indoor, devono essere valutati i seguenti aspetti in accordo con la
committenza:
· scegliere prodotti basso-emissivi certificati dal produttore
in merito ai controlli sulla nocività del prodotto stesso;
· scegliere i materiali non solo in base a considerazioni
sulle tendenze della “moda” ma soprattutto in base agli usi specifici, che
siano stabili e durevoli per le condizioni d’uso previste, facilmente pulibili senza
ricorrere a prodotti inquinanti per la manutenzione (ad esempio lucidanti);
· riporre i materiali in luoghi ventilati, prima della loro
installazione; i prodotti emettono la maggior quantità di VOC quando sono
nuovi; col bake-out, un processo di
invecchiamento accelerato, ottenuto sottoponendo l’edifico nuovo a cicli
intensi di riscaldamento e ventilazione, si possono abbattere notevolmente tali
emissioni;
· cercare di contenere le superfici dei materiali in grado di
assorbire inquinanti e rilasciarli successivamente in ambiente (rivestimenti
tessili, tendaggi, ecc.) ricordando che anche estese superfici aperte
contenenti prodotti cartacei (scaffalature per libri, ecc.) assorbono
inquinanti;
· Valutare il rapporto tra cubatura e superfici di prodotti
che possono emettere sostanze inquinanti;
· Scegliere la tecnica di posa più idonea preferendo l’utilizzo
di tecniche di posa che minimizzino il ricorso a adesivi e collanti, data
l’emissività di tali prodotti, o scegliendo prodotti basso emissivi;
· preferire dei prodotti già finiti in sede di produzione, con
superfici non assorbenti e oppure scegliere un trattamento di post-finitura
meno inquinante;
· rispettare i tempi di asciugatura di colle e vernici prima dell’occupazione;
Comments
Post a Comment